Esclusiva dei settori silicei dell’estremità orientale della regione: V. di Gressoney, valloni del Fer sopra Donnas, envers della V. di Champorcher fino al Col Laris (con un’interruzione nell’estrema bassa V. di Gressoney e nella conca di Pont e Donnas dovuta alle basse altitudini). Dalla V. di Gressoney si spinge occasionalmente a ovest in V. d’Ayas: vallone di Chasten tra Balluard e Merendioux bassa (Giunta) e in tutta la testata !, vallone di Graines al lago di Frudiera (Cavallo) e nella zona del Col Ranzola (Vergnano Gambi - AO !) ed un dato storico per Periasc (Chiovenda, 1888 in PODLECH, 1965). Stazioni isolate nell’alta V. Chalamy, su serpentino, presso le miniere del lago Gelato, (Bovio & Buffa, 1991 - AO !) e in Valsavarenche, lungo la salita alla Punta Bioula (Mainetti, 2018 - HbMainetti). Nel 1853 Carestia la raccolse sulle "Alpi di Cogne (Aosta)" senza ulteriori precisazioni sulla località (FI, Pistarino conf. det.).
Sicuramente errate le segnalazioni di DEGIOVANNI (1969) per Pont-Saint-Martin e Donnas, a quote decisamente basse. Una segnalazione di SOTTI & TOSCO (1985) per la V. Ferret è errata e dovuta a confusione con C. scheuchzeri (MRSN, Pistarino revis.).
Il 27 luglio 1952, il noto botanico svizzero A. Becherer, osservò un’inaspettata stazione di Campanula excisa al Colle del G. S. Bernardo, proprio negli immediati pressi del confine italo-svizzero ma ancora in territorio elvetico "in numero abbondante su un pendio roccioso direttamente sopra la strada del passo in prossimità della dogana svizzera, a 2453 m [trad. dal tedesco]", a notevole distanza dal suo areale noto. Il ritrovamento sbalordì lo stesso Becherer, anche perché la stazione si trovava in un’ area assai frequentata da secoli dai floristi (tra i quali molti monaci del vicino Ospizio) e in un luogo visibilissimo, senza mai essere annotata. Becherer rilevò che si trattava di "una nuova scoperta per questa parte delle Alpi Pennine" e che "il fatto che la stazione si trovi in un'area che deve essere considerata un classico sito botanico, esclude completamente l'ipotesi che la specie possa essere stata trascurata finora: deve trattarsi di un nuovo insediamento" (BECHERER, Ber. Schweiz. Bot., Ges., 76: 482).
Almeno fino agli anni ’70, il dato di presenza al Colle del G.S. Bernardo di Campanula excisa si trasmise da una flora svizzera all’altra (la stazione era per pochi metri entro il territorio elvetico) per rientrare successivamente tra i dati storici, non essendo più stata riconfermata. Probabilmente scomparve pochi anni dopo l’osservazione di Becherer, forse a causa di lavori di allargamento della strada o di consolidamento delle scarpate.
Sembra però che nessuno si fosse ricordato che proprio presso la verticale della dogana svizzera, non molti metri sopra la scarpata indicata da Becherer, aveva sede nel passato il piccolo giardino botanico realizzato dai monaci del Gran San Bernardo, dove è possibile che Campanula excisa fosse coltivata, da cui la possibilità di una sua temporanea diffusione sulla scarpata a valle, anche dopo l’abbandono del giardino.
Questa vicenda spiegherebbe l’insolita presenza di alcuni individui di Campanula excisa su un foglio d’erbario storico su cui sono fissati anche vari esemplari di Campanula scheuchzeri (la sola indicata in etichetta) conservato in AO e raccolto al Colle del G. S. Bernardo nel 1934 da O. Vergnano Gambi (AO-VERG-439 - cfr. PISTARINO & D'ANDREA, 2015: 351).