In BOVIO (2014) questa specie non era stata descritta per una errata interpretazione di alcuni dati bibliografici storici. In realtà VIGNOLO-LUTATI (1953: 355) citava Hieracium falcatum per varie località valdostane in rapporto ad un suo studio sui reperti storici di Piemonte e Valle d’Aosta conservati nella Hieracioteca dell’erbario dell’Università di Torino (TO); tali dati sono relativi a raccolte compiute nelle valli di Champorcher, Valpelline, Valtournenche e Gressoney, stazioni che risulterebbero le uniche note in territorio italiano. In VACCARI (1904-11: 525) alcune raccolte valdostane della Val di Cogne e della Valpelline controllate da Zahn e attribuite a H. chlorifolium Arv.-Touv., sono state invece assegnate a H. falcatun var. penninum Arv.-Touv. da Belli (maestro di Vignolo-Lutati) e Arvet-Touvet stesso. Da questo nasce l’errata interpretazione nella trattazione di H. chlorifolium in BOVIO (2014: 523) secondo cui i dati di Hieracium falcatum di VIGNOLO-LUTATI (loc. cit.) andavano forse assegnati a H. chlorifolium, ignorando allora l’indipendenza di questi due taxa.
Recentemente ne è stata confermata la presenza in V. di Champorcher, lungo la strada per Dondena, a 1860 m (Dunkel, 2014 - HbDunkel et HbGottschlich, det. Gottschilich).
La raccolta della V. di Champorcher è stata assegnata alla subsp. falcatum.
La carta di distribuzione regionale è basata solo su dati relativi a raccolte verificate da G. Gottschlich.