Laserpitium krapfii subsp. gaudinii (Moretti) Thell.

VACCARI (1904-11) riporta un dato storico di Carestia, che avrebbe segnalato in V. Ferret "Laserpitium marginatum DC.", entità da rapportare a Laserpitium krapfii Crantz subsp. gaudinii (Moretti) Thell. (= Laserpitium gaudinii Moretti) poiché L. krapfii Crantz s.str. (= L. marginatum W. & K.) mancherebbe del tutto sulle Alpi e in Italia. Secondo lo stesso Vaccari è però verosimile che Carestia abbia fatto confusione con una forma del comune Laserpitium latifolium L. Secondo Rotti (in litt., 2006) dai diari di Carestia risultano due segnalazioni di Laserpitium marginatum per la V. Ferret. La prima è del  10 luglio 1881: "Laserpitium marginatum - sbocco di Belle Combe". La seconda è del 23 luglio 1885: "Val Ferret. Col Fenetre, Gran S. Bernardo" e in questa seconda occasione viene annotata anche la presenza di Siler montanum (= Laserpitium siler) e di Laserpitium latifolium. Rotti considera attendibili le due indicazioni per la Valle d’Aosta, ritenendo che Carestia dovesse conoscere bene le differenze tra Laserpitium latifolium e Laserpitium gaudinii, poiché raccolse quest'ultimo in varie località della Val Vogna (dove è tuttora ben diffuso) e al Museo Calderini di Varallo è conservato un  reperto di Riva Valdobbia, identificato correttamente. In ogni caso non è stato riscontrato nessun reperto a testimonianza delle indicazioni per la Valle d’Aosta di Carestia in TO (Bovio, 2004) e FI (Bovio, 2006), dove non vi è materiale valdostano relativo a questa specie (neppure eventualmente corretto e spostato in L. latifolium). Le stazioni più occidentali accertate di Laserpitium gaudinii (endemita Alpico-Illirico) sono nel Vallese orientale e nel Piemonte nord-orientale e questa specie non è mai stata risegnalata in Valle d’Aosta, anche se non sono mai state fatte verifiche in tal senso nelle zone indicate da Carestia.