Segnalato raramente, PAIERO (1983) scrive che "sebbene alcuni autori considerino la S. aurita genericamente presente sul versante meridionale delle Alpi, non riteniamo esista neppure in Valle d'Aosta - così come nelle altre zone alpine esaminate - l'ambiente ecologico adatto a questa specie", concetto ribadito da MARTINI & PAIERO (1988), anche se successivamente AESCHIMANN et al. (2004) e CONTI et al. (2005) ne segnalano la presenza in alcuni settori del Nord-Italia e delle Alpi ma non in Valle d’Aosta. Attualmente in Italia si ritengono però certe due sole stazioni, situate rispettivamente al laghetto di Andalo in Trentino e a Danta di Cadore in provincia di Belluno (Merli, in litt.) mentre, come si può osservare in cartina sul Portale della Flora d'Italia, i dati per tutte le altre regioni in cui Salix aurita è stato segnalato vanno ritenuti errati.
Così è anche per la Valle d’Aosta dove, sempre secondo Paiero, una segnalazione di Tosco, Ariello e Biagini per la bassa Valle di Cogne (TOSCO, 1976) è verosimilmente da riferire a S. appendiculata e un campione raccolto nelle paludi di Quart (AO-S.SFV, senza il nome del raccoglitore, che però è quasi certamente Vaccari), risulta attribuito erroneamente a S. aurita secondo il controllo fatto da F. Martini (2002). Secondo la recente revisione di Merli (2020), quest’ultimo reperto appartiene a Salix myrsinifolia; in FI vi è un suo probabile duplicato, anch'esso assegnato da Vaccari a Salix aurita, raccolto "nella palude verso Quart" il 4.9.1898, corretto successivamente da Buser in "Salix nigricans" e da riferire a S. myrsinifolia (Merli).